Résumé :
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I «Ricordi di un entomologo» di Jean Henri Fabre (Saint-Léons 1823 - Sérignan 1915) sono uno dei monumenti della scienza ottocentesca. Non solo per l'enorme estensione dei dieci volumi, scritti in un trentennio fra il 1879 e il 1907, ma altresí per il vigore dell'esposizione. Frutto di lunghe e pazienti osservazioni sul comportamento degli insetti nel loro ambiente naturale e nelle operazioni fondamentali della loro esistenza - la caccia, la lotta, la nutrizione, la generazione, la morte -, essi riproducono al vivo la ricerca ed espongono con immediatezza le conclusioni dello scienziato, culminanti nel suo convinto antidarwinismo. Non la freddezza anonima del laboratorio, ma i vasti orizzonti della Provenza, le gite fra le nebbie delle montagne (Fabre ha anche lui la sua «ascensione al Monte Ventoux»), su prati brulicanti di voli e profumati di fiori, e l'a tu per tu con l'animale sconcertante, con la sua crudeltà astuta o la sua mite generosità, sono lo sfondo e il meccanismo del «racconto» di Fabre, con i suoi eroi violenti o circospetti, tetri o leggeri: l'ape, lo Scarabeo sacro, la Tarantola, la piú misteriosa Osmia tridentata e la Calicodoma delle muraglie...Come rileva Giorgio Celli nel saggio introduttivo a questa edizione dei primi due volumi del capolavoro fabriano - un blocco completo e perfettamente esemplificativo dell'insieme -, lo scienziato francese si pone cosí, pur con i suoi inevitabili errori e con la limitazione di un ricercatore solitario e sdegnoso, fra i precursori della moderna etologia: di piú, egli ha determinato, con la sua vasta e assorbente costruzione della sua fortunatissima opera, una parte durevole della nostra visione del mondo, del nostro modo di volgerci alla natura, di coglierne certi aspetti e interpretarne certi fenomeni, i piú enigmatici, spesso, della nostra esperienza quotidiana.
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