Résumé :
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Che cosa rende questi reportage in paesi sconvolti da guerre atroci – Vietnam, Biafra, Laos, Cile –, in anni, fra l’altro, ormai remoti, tanto vivi e intensi? Una qualità rarissima, soprattutto in quelle circostanze: l’«amoroso tocco» che spinge Parise a cercare il pericolo non tanto per trasmettere dati e informazioni o esercitare la «ragione analitica» ricostruendo effimeri scenari geopolitici, quanto piuttosto per partecipare del sentimento che domina i popoli di quei paesi, nel tenace e felice tentativo di «dare sempre l’odore, il sapore delle cose». Non si tratta dunque di passione politica o militare, ma di «una specie di fame fisica e mentale che porta a confondere il proprio sangue con quello degli altri, in luoghi o paesi che non siano soltanto quelli della propria origine». A quella sensazione istintiva, tuttavia, si accompagna un occhio assoluto capace di cogliere un lenzuolo insanguinato che scivola da un elicottero e schiocca nell’aria bollente del Vietnam come una bandiera. Immagine che introduce a una visione del conflitto vietnamita come scontro fra uomini «puri, prismatici e refrigerati come una sfilata di bottiglie di Coca-Cola» da un lato e la vita «con tutto il suo esplosivo e misterioso disordine, la sua estrema mobilità animale» dall’altro. Così come il terribile spettacolo della carestia e della fame nel Biafra, con i suoi 6000 morti al giorno per denutrizione, rivela in filigrana un luciferino disegno propagandistico – il raccapricciante lancio pubblicitario di una merce destinata a conquistare il mondo intero: cadaveri di bambini.
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