Résumé :
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Alberto Olivo uccide la moglie nella notte del 10 maggio 1903. Svegliatosi all'improvviso, racconta che in uno stato di incoscienza epilettica, dopo aver sentito da lei l'ennesimo insulto, come cieco, sordo, e senza ragione, le si avventa addosso con un coltello. («Ira fatale» la sua, e a lui ben nota, se già a quattordici anni aveva composto un sonetto con questo titolo). Solo quando torna in sé, vede quello che ha fatto. Poi, nei giorni seguenti seziona il cadavere, lo mette in una valigia e da Milano in treno va fino a Genova per buttarlo nel mare. Arrestato e processato, per uno strano disguido giudiziario si trova assolto, con grande scandalo della pubblica opinione. Così per giustificarsi, appena finito il processo, scrive questa lunga nota autobiografica, in cui dimostra con minuto puntiglio che la moglie è la vera rea di assassinio, e lui un poveruomo che ha solo patito e subìto e che addirittura ha ucciso ed è andato in galera per colpa di lei, restando però sempre di cuore innocente. Questo che Olivo scrive è il suo romanzo matrimoniale, pignolo e ossessivo come era lui, dove il matrimonio cresce come una malattia e pesa quotidianamente sul corpo come una macina da mulino, in mezzo ai conti della spesa, ai vicini di casa sempre in ascolto, al sospetto di bere vino avvelenato dal mestruo, mentre lui avrebbe voluto dedicarsi in pace alla matematica e alla quadratura del cerchio, la sua privata e prediletta pazzia. Lombroso si interessò a questo delitto, partecipò come perito al processo, ne scrisse e fece di Olivo un caso scientifico che esemplificava a suo giudizio il tipo del criminaloide irresponsabile, da assolvere in tribunale ma da rinchiudere immediatamente in manicomio.
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