Résumé :
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" Le Vite immaginarie, pubblicate nel 1896, segnano il culmine dell'opera di Schwob: sono ventitré ‘percorsi di vita’, brucianti di rapidità, dove incontriamo personaggi illustrissimi, come Empedocle o Paolo Uccello o Petronio, e gli ignoti destini di Katherine, merlettaia nella Parigi del Quattrocento, o del maggiore Stede Bonnet, ‘pirata per capriccio’, o degli impeccabili assassini Burke e Hare – e tutti circondati dalle folle senza nome di mendicanti, criminali, prostitute, mercanti e eretici che abitano la storia. Ma tutti eguaglia la prosa illusoriamente semplice di Schwob. Per lui, la biografia è scienza dell’infimo particolare; il suo occhio coglie solo quei gesti, quei momenti che distinguono irrevocabilmente un destino da ogni altro. Eppure, come Schwob stesso disse del suo amato Stevenson, si tratta di un realismo perfettamente irreale, e appunto perciò onnipotente".
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