Résumé :
|
" Molti anni fa Michele Ranchetti pubblicò, nel modo schivo e appartato che gli è proprio, alcune poesie su "La rivista trimestrale". I lettori lo conoscevano allora per il suo saggio sul modernismo cattolico uscito nel lontano '63, e poi per la cura delle opere di Freud, le traduzioni da Wittgenstein. Ma quei versi vennero subito notati e apprezzati da lettori d'eccezione, come per esempio Fortini o Sereni, per la loro grande diversità. Oggi, ripubblicati assieme a un'ampia silloge di poesie scritte tra il 1938 e il 1986, questa diversità colpisce ancora di più, nel panorama sì ricco, ma forse, tuttavia, troppo cristallizzato della nostra poesia maggiore. Il confronto più arduo e sofferto tentato da Ranchetti è forse quello con l'annullamento del sapere che conduce 'ad ostinata / chiaroveggenza della morte'. L'insufficienza del nostro 'vivere sereno e senza senno / in una quieta angoscia' può portare sulla soglia della volontà di vivere; ma è una volontà che si giustifica solo se rivolta alla vita degli altri. Per questo molte poesie assumono un andamento dialogico, che frustra in partenza ogni possibile 'narcisismo testamentario', e si confronta duramente con i familiari e gli amici vivi e scomparsi, o con l'Assenza che caratterizza i nostri anni."
|